Notule

 

 

(A cura di LORENZO L. BORGIA & ROBERTO COLONNA)

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XV – 25 febbraio 2017.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: BREVI INFORMAZIONI]

 

Bassa incidenza di cancro associato a malattia di Huntington ed altre malattie da espansione di triplette. Coarelli e colleghi hanno rilevato che, nonostante un’alta incidenza di fattori di rischio, in questi pazienti la probabilità di ammalarsi di cancro è significativamente minore, con l’eccezione delle neoplasie cutanee che risultano più frequenti della media, probabilmente per un crosstalk fra neurodegenerazione e cancerogenesi cutanea [Coarelli G., et al. Neurology - AOP Feb 15, 2017].

 

Trovata una possibile cura del dolore neuropatico indotto da chemioterapia e da altre cause. Un inibitore potente e altamente selettivo del sottotipo recettoriale nicotinico dell’acetilcolina α9α10 previene l’espressione del dolore neuropatico da chemioterapia e da altre cause. [Romero H. K. et al. PNAS USA - AOP Feb 21, 2017].

 

Il sesso e l’età influenzano la patologia associata all’autismo. L’epilessia, il disturbo dell’attenzione con iperattività e le anomalie (malformazioni) craniche e del sistema nervoso centrale presentano una notevole incidenza in entrambi i sessi  fino all’adolescenza. Invece, la prevalenza della schizofrenia interessa un numero sproporzionatamente più alto di maschi adulti, più avanti negli anni delle femmine. I disturbi dell’intestino presentano un pattern complesso a “U” accompagnato da cambiamenti con l’età nelle differenze fra i sessi [Supekar K., et al. Autism Res. - AOP doi: 10.1002/aur.1741, 2017].

 

Perché i cannabinoidi non sono efficaci nella terapia della sclerosi laterale amiotrofica (SLA). La massima parte degli studi volti a valutare la capacità dei cannabinoidi di rallentare la progressione della malattia sono stati realizzati su modelli animali, mentre i pochi trials clinici che li hanno valutati quali medicamenti per la SLA nell’uomo, sono stati focalizzati sull’efficacia nel ridurre i sintomi associati alla malattia e non sulla capacità di controllo della progressione della patologia. Giacoppo e Mazzon del Centro Neurolesi “Bonino-Pulejo” di Messina hanno proposto una rassegna su questo argomento [Neural Regen Res. – 11 (12): 1896-1899, 2016].

 

Profilo di idrossimetilazione del DNA del genoma intero nella malattia di Alzheimer. La metilazione del DNA è un meccanismo epigenetico cruciale nell’invecchiamento e nella malattia di Alzheimer. La 5-idrossimetilcitosina, scoperta da poco, media la demetilazione del DNA, è molto abbondante nel cervello ed è dinamicamente regolata da esperienze di vita; ma poco si sa dei suoi patterns nel genoma e del suo ruolo nella malattia di Alzheimer. Zhao e colleghi hanno scoperto un ruolo critico della idrossimetilazione del DNA nella patologia di Alzheimer e forniscono nuovi elementi sui meccanismi della patologia: 517 DhMR in associazione con le placche; 60 DhMR in associazione con la degenerazione neurofibrillare. [Alzheimers Dement. AOP doi: 10.1016/j.jalz.2016.10.004, 2017].

 

Straordinari progressi nella scoperta di geni dell’epilessia e stato delle conoscenze. Stiamo vivendo un periodo senza precedenti per la scoperta di geni responsabili di patologia epilettica e, come osservano Symonds e colleghi che in una dettagliata rassegna fanno il punto dei rapporti fra nuove conoscenze genetiche e progressi terapeutici, i farmaci mirati per difetti di un singolo gene si sono mostrati promettenti per i disturbi convulsivi originati da mutazioni con acquisto di funzione nei geni delle subunità di canali ionici. Permangono ancora grossi ostacoli nell’impiego di questi approcci terapeutici per geni dell’epilessia non legata a canali ionici e per mutazioni con perdita di funzione. L’analisi della rete genica costituisce un elemento di importanza cruciale perché consente di scoprire nuove vie per la genesi dei disturbi epilettici, decifrare i rapporti fra epilessia e tratti neuroevolutivi inclusa la cognizione umana, e definire un nuovo approccio per lo sviluppo di nuovi farmaci antiepilettici. [Symonds J. D,. et al. Current Opinion in Neurology – AOP doi: 10.1097/WCO.0000000000000433, 2017].

 

L’architettura cognitiva dell’orgoglio sembra essere universale. Daniel Sznycer e colleghi, prendendo le mosse dall’ipotesi che l’orgoglio si sia evoluto per guidare il comportamento volto ad indurre stima e rispetto negli altri, hanno impiegato test trans-culturali di 16 diverse nazioni per stimare parametri significativi per analizzare l’organizzazione cognitiva di questo sentimento. Tutti i test hanno dimostrato che l’intensità dell’orgoglio, misurata in ciascuna realtà geografica, fedelmente riproduce le dimensioni dei giudizi positivi degli altri. È emerso anche che culture diverse fanno eco l’una all’altra in ciò che rende orgogliosi e in ciò che sollecita valutazioni positive. L’insieme dei dati emersi da questo studio sembra indicare un’architettura cognitiva universale. [PNAS USA – AOP doi: 10.1073/pnas.1614389114, 2017].

 

I nuovi strumenti di ricerca facilitano una deriva riduzionista che può essere corretta. Anche se la “casa comune” delle neuroscienze negli ultimi 20 anni ha favorito scambi, cooperazione ed integrazioni, al punto che il metodo interdisciplinare è divenuto la regola in molti settori della ricerca, alcuni denunciano la persistenza di una separazione tanto poco evidente quanto potenzialmente dannosa, perché virtualmente in grado di rallentare il progresso delle conoscenze.

Krakauer e colleghi, in un articolo in pubblicazione su Neuron, osservano che i nuovi strumenti di ricerca delle neuroscienze, quali l’individuazione selettiva di geni, il controllo optogenetico di circuiti o la realizzazione delle mappe complete del connettoma cerebrale in diverse specie, sono impiegati da ricercatori con una profonda e spesso tacita fede in una concezione riduzionista dei rapporti fra cervello e comportamento. In realtà, sostengono Krakauer e colleghi, tali studi accertano la causalità neurale dei processi, ma non forniscono informazioni su come sono eseguiti i compiti sperimentali; tale informazione può essere dedotta solo da dettagliate analisi dei compiti e dal comportamento che questi evocano, in modo da scoprire i processi costituenti e gli algoritmi sottostanti tali processi. Pertanto, gli autori auspicano un’integrazione di queste due logiche di studio per evitare una deriva che riduca tutto ad eventi semplici di causalità neurale. [Neuron 93 (3): 480-490, 2017].

 

Notule

BM&L-25 febbraio 2017

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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